Sono oltre cento i siti naturali patrimonio dell’umanità gravemente danneggiati dalle attività umane
Le attività umane hanno fino ad oggi danneggiato oltre 100 i siti naturali patrimonio dell’umanità Unesco tra cui anche il parco americano di Yellowstone. Uno studio pubblicato su Biological Conservation e condotto da un team internazionale di ricercatori dell’Università del Queensland, di Wildlife Conservation Society (Wcs), dell’Università del Northern British Columbia e dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) denuncia questa questione.
I ricercatori hanno analizzato la pressione “umana” nel tempo sui siti naturali che l’Unesco tutela come patrimonio dell’umanità perché custodi di alcune delle ricchezze ambientali più preziose per la Terra, attraverso alcuni criteri riconosciuti globalmente come “impronta umana” e comprendono fattori come strade, agricoltura, urbanizzazione, infrastrutture industriali e perdita di foreste.
L’Asia è il continente dove gli interventi esercitati dalla pressione umana sono più intensi e mettono a rischio gioielli come il santuario della fauna selvatica Manas in India, che si trova ai piedi della catena dell’Himalaya, catalogato come sito del patrimonio mondiale nel 1985. Le sue colline boscose, praterie e le foreste tropicali ospitano molte specie a rischio di estinzione, tra cui la tigre, il rinoceronte indiano e l’elefante indiano.
I siti patrimonio dell’Unesco più a rischio:
– il Parco nazionale di Yellowstone, in Usa
– il Parco della Pace Waterton Glacier International, tra Canada e Usa
– il Parco nazionale Simien, in Etiopia
– il santuario della fauna selvatica Manas Wildlife Sanctuary, in India
– il Chitwan National Park, in Nepal
– il parco nazionale di Komodo, in Indonesia
Un intervento urgente è chiaramente necessario per salvare questi luoghi e il loro eccezionale valori universali.