In America Latina alcune aziende agricole del caffè hanno iniziato ad utilizzare le acque reflue impiegate nella lavorazione per produrre energia.
Alcuni produttori dell’America Latina utilizzano le acque reflue impiegate nella lavorazione del caffè per produrre energia per l’autosostentamento energetico, evitando così di disperdere sostanze nocive nell’ambiente.
Alcune aziende agricole del caffè in Honduras, Nicaragua e Guatemala hanno installato particolari impianti in grado di estrarre gas metano e biogas dagli scarti della lavorazione che solitamente vengono rilasciati nell’ambiente a causa dei lavaggi necessari al mantenimento della pulizia degli impianti.
Oltre a questo problema relativo al rilascio incontrollato di acque reflue si aggiungevano tonnellate di rifiuti organici ad elevata tossicità, che danneggiavano il suolo e generavano una considerevole emissione di gas serra.
Convogliando le acque di lavaggio, i rifiuti organici contenuti al loro interno si trasformano in biogas che possono essere impiegati sia per il funzionamento delle macchine agricole che per uso domestico.
Il metano generato durante il processo di decomposizione viene catturato da un reattore ad hoc e utilizzato come combustibile pulito per stufe, lampade e altre macchine. L’America Latina produce circa il 70% dell’offerta globale di caffè, ma questo tipo di coltivazioni genera acque reflue che possono essere dannose se non trattate in modo adeguato.
Il progetto ha coinvolto in una prima fase otto piantagioni di caffè del Nicaragua e dieci dell’Honduras.
Un impianto pilota situato Diriamba in Nicaragua ha prodotto 200.000 kWh di energia con un risparmio di 40000 dollari. Nello stesso tempo l’utilizzo più attento dell’acqua per il lavaggio dei chicchi di caffè ha ridotto il quantitativo di acqua per il lavaggio del caffè a meno di 250 m3/anno.